Classificazioni Musicali

Oggi stavo pensando alle classificazioni musicali per data, luogo, genere o stato d’animo e sono andato alla ricerca su Google. Ecco alcuni risultati interessanti.

Partiamo dalla classificazione per DATA, questa è anche la più semplice e si trova anche su tante enciclopedie della musica e di storia della musica vi lascio il link di WIKIPEDIA e del mio PDF o classificazione dal 1960 ad oggi con EVERYNOISE .

Ora vediamo la classificazione per LUOGO, qui già ci sono due possibilità o i luoghi delle canzoni (come esempio la MAPPA DI DOROTHY ) oppure sempre con EVERYNOISE i luoghi d’origine di certe musiche.

Un genere musicale è una categoria convenzionale che identifica e classifica i brani e le composizioni in base a criteri di affinità. Le musiche possono essere raggruppate in base alle loro convenzioni formali e stilistiche, alla tradizione in cui si inseriscono, allo spirito dei loro temi, alla loro destinazione o, se presente, al loro testo. L’indeterminatezza di alcuni di questi parametri rende spesso la divisione della musica in generi controversa e arbitraria. Un genere musicale può a sua volta dividersi in sottogeneri.

Una classificazione dei generi musicali basilare, ma largamente condivisa, è la tricotomia tradizionale-colta-popular proposta da Philip Tagg. Vincenzo Caporaletti ha invece introdotto il principio dirimente del “medium formativo”, ovvero l’interfaccia (ambiente cognitivo) con la quale l’autore forma l’opera. In base a questa teoria, le musiche si distinguono principalmente in musiche di tradizione scritta europea, musiche di tradizione orale e musiche audiotattili (quali il jazz, il rock, il pop ..). Le ultime adottano il “principio audiotattile” e si trasmettono attraverso il mezzo di registrazione e riproduzione fonografica. È inoltre possibile categorizzare la musica per epoche storiche, nelle quali alcuni generi trovano origine o hanno avuto popolarità, su basi geografiche, secondo aspetti tecnici quali la strumentazione usata o in base alla loro funzione sociale.

Un genere può essere poi definito dalla fusione di altri generi musicali, come avviene per il blues rock ed il latin jazz. Alcuni esempi di questa tipologia di categorizzazione non portano necessariamente tutti i nomi di origine nel nome che li definisce, come nel caso del crossover o del fusion. A conferma dello stretto legame che intercorre tra genere musicale, recezione e fruizione, negli ultimi decenni l’industria discografica ha spesso preferito, per ragioni commerciali, inquadrare gli interpreti entro singoli generi.

Alcuni approcci accademici al problema della classificazione della musica assimila i generi a come si presenta una composizione musicale. Douglass Marshall Green, nel suo libro Form in Tonal Music, suddivide per esempio la musica rinascimentale nei generi del madrigale, del mottetto, della canzona, del ricercare e della danza. Secondo la classificazione di Green il Concerto per violino e orchestra di Beethoven e quello di Mendelssohn sono identici nel genere – entrambi sono concerti per violino – ma differenti nella forma, ovvero nell’architettura. Il Rondò in la minore di Mozart e il suo Agnus dei dalla Messa dell’incoronazione sono invece differenti nel genere, ma molto simili nella forma.

Peter van der Merwe e altri trattano i termini genere e stile come sinonimi, affermando che il genere dovrebbe essere definito come gruppo di brani musicali caratterizzati da un certo stile e un “linguaggio musicale di base”. Altri come Allan F. Moore sostengono invece che “genere” e “stile” sono due termini ben distinti.

(EN)« There is no room here to start defining ‘popular music’ but in order to clarify the argument I shall establish an axiomatic triangle consisting of ‘folk’, ‘art’ and ‘popular’ musics. » (IT)« Non è questo il luogo adatto per definire la ‘popular music’, ma per chiarire meglio la questione userò un triangolo assiomatico di musica ‘tradizionale’, ‘colta’ e ‘popular’. »

(Philip Tagg, Analysing Popular Music: Theory, Method and Practice)

Una distinzione di base, comunemente riconosciuta dalla musicologia, è quella tra musica tradizionale, musica colta e popular music, visti come termini generici o macrocategorie che assieme racchiudono tutti i generi musicali, formando ciò che Philip Tagg definì come “triangolo assiomatico”.

Con il termine musica colta ci si riferisce principalmente alle musiche di tradizione classica, includendo in questo genere forme musicali sia della musica contemporanea che di quella classica storicizzata. In Occidente la musica colta è caratterizzata dalla tradizione musicale scritta, preservata da forme di notazione musicale.

La musica tradizionale o folclorica è definita dalla trasmissione orale, ovvero viene tramandata attraverso il canto, l’ascolto e talvolta la danza. Essa deriva inoltre da particolari tradizioni, regioni e culture essendone parte integrante.

Con il termine popular music ci si riferisce a tutti quei generi musicali accessibili ad un pubblico generalista e largamente divulgati dai mass media. La popular music si può trovare nelle stazioni radio più commerciali, nei rivenditori più popolari, nei centri commerciali, nelle colonne sonore televisive e di molti film. I brani vengono spesso inseriti in classifiche di vendita, e oltre al cantante, all’autore o al compositore, coinvolge il ruolo del produttore musicale, molto più di quanto non facciano gli altri due macrogeneri. Il musicologo britannico Philip Tagg, studioso della popular music, ha definito la nozione alla luce di aspetti socio-culturali ed economici:

« La popular music, diversamente dalla musica colta è  concepita per la distribuzione di massa rivolta a gruppi di ascoltatori ampi e spesso socio-culturalmente eterogenei vendibile e distribuibile in forme non scritte esclusivamente possibile in una economia monetaria industriale dove si trasforma in una merce, e nelle società capitaliste, soggette alla legge della libera impresa… in quanto deve essere idealmente il più possibile vendibile »

Philip Tagg, Analysing Popular Music: Theory, Method and Practic

Le distinzioni fra musica colta e popular music appaiono spesso sfocate e con molti punti di contatto, come accade per la musica minimalista. In questi casi, la musica – come altre arti – effettua distinzioni imprecise, equiparabili alla categorizzazione che distingue il romanzo letterario dal romanzo popolare. Il musicologo britannico Richard Middleton, critico di popular music, ha messo in discussione l’indeterminatezza di queste distinzioni:

« Le divisioni ordinate tra “folk” e “popular”, e tra “popular” e “colto” sono impossibili da trovare… Criteri arbitrari sono usati per definire ciò che è “popular”. La musica “colta” da esempio, è generalmente considerata come complessa e difficile; mentre la musica “popular” è generalmente definita come semplice, accessibile e facile. Ma molti brani comunemente pensati come “colti” (‘Hallelujah Chorus’ di Hendel, molte canzoni di Schubert, molte arie di Verdi) hanno la qualità della semplicità; al contrario, non appare così chiaro che i dischi dei Sex Pistols’ siano ‘accessibili’, i lavori di Frank Zappa ‘semplici’, oppure quelli di Billie Holiday ‘facili’. »
(Richard Middleton, Studying popular music)

FONTE MUSICADVENTURE

Un video simpatico per spezzare e non annoiare troppo

Negli ultimi decenni l’abitudine di etichettare si è molto sviluppata in ogni campo tra cui ovviamente anche quello musicale. Questa crescita è imputabile a diversi fattori tra i quali spiccano per importanza quello economico e quello culturale. Dal punto di vista economico organizzare la musica per generi vuol dire poter proporre sul mercato determinati artisti e canzoni in modo razionale e dunque monetizzabile con efficienza mentre dal punto di vista culturale i generi musicali permettono agli ascoltatori di potersi auto-etichettare facendo sorgere quindi delle vere comunità di persone che si riconoscono in un certo stile. La divisione per generi musicali è quindi uno strumento creato ed usato per poter amare e conoscere nel modo migliore particolari stili e per produrre e far amare determinati gruppi ed artisti musicali. Inoltre con la digitalizzazione della vendita e dell’ascolto della musica la classificazione per genere permette di conoscere nuovi artisti e nuovi stili in modo da ampliare le proprie conoscenze.

Lo schema che risulta dalla classificazione della musica si compone di genere, sotto-genere e incontri di generi. Per fare un esempio è possibile osservare come esista il Punk come genere, il Protopunk come sottogenere e il Folk punk irlandese come incontro di generi. Questo schema può diventare molto articolato e capillare e stimola decisamente la curiosità di sapere quali e quanti generi diversi o affini tra loro posso essere ascoltati. Fortunatamente questa curiosità è sorta anche in Glenn McDonald, un ingegnere che lavora per la “Echo Nest”, una società che si occupa di organizzazione e riconoscimento digitale della musica che recentemente è stata acquistata da Spotify in persona. Di fatto quindi questo ingegnere nel proprio lavoro chiede ad un computer di riconoscere, organizzare, scegliere e consigliare ai clienti particolari canzoni in basa al genere musicale. La fortuna tuttavia non è tanto che il signor McDonald gestisca noiosamente grandi quantità di dati informatici ma che abbia creato un sito internet in cui ha raccolto il frutto di anni di lavoro.

Questo sito si chiama EVERY NOISE AT ONCE (qui il link per indicizzazione anagrafica di genere) ed oltre che essere davvero completo offre anche una interfaccia semplice da usare ed immediata che lo rende un passatempo perfetto. I generi musicali fino ad oggi raccolti sono più di 1500 e sono organizzati in una mappa che permette non solo di individuarli ma anche di notare come essi si relazionino tra loro e si possano oganizzare come in una vera e propria cartina geografica. Cliccando sul nome dei vari generi verrà fatta ascoltare una canzone che rappresenta quello stile musicale e premendo di nuovo verrà poi aperta una ulteriore mappa nella quale saranno elencati i gruppi e artisti musicali riferibili a quel genere. Il sito grazie alla collaborazione con Spotify è sempre aggiornato e sufficientemente completo, uno strumento perfetto per conoscere nuovi musicisti e nuovi generi musicali internazionali ma anche italiani. All’interno della mappa è possibile scoprire che esiste lo Swedish indie pop o il Gothic symphonic metal o è possibile notare che secondo l’organizzazione data dalla mappa il Brazilian gospel e l’Anarcho-punk non sono poi così distanti tra loro. In fondo al sito internet si possono invece leggere alcuni articoli che spiegano  in modo informatico e specifico il funzionamento del sito e raccolgono i dati sugli ascolti mostrando quindi anche varie mappe dei generi musicali ascoltati nei vari paesi o da varie fasce di età. FONTE TELETRURIA

Radio classificate per GENERI MUSICALI

L’ultima e la forse più importante è la classificazione per STATO D’ANIMO. Difatti qui vi sarebbe tanto lavoro da fare perché una canzone che per me esprime gioa o felicità, magari per un’altro può esprimere disgusto o tristezza, in base all’esperienza vissuta durante quella stessa canzone. Quindi si potrebbe dire che è soggettivo e non oggettivo. Bisognerebbe trovare un sistema su spotify o shazam che permetta di tracciare lo stato d’animo per avere un database di metadati che permettano di classificare le canzoni per stato d’animo.

Un lavoro simile è quello che dalla collaborazione tra la digital creative agency indipendente AQuest e Microsoft Italia vede la nascita di PEEKABEAT, una piccola rivoluzione nel mondo della musica e delle app. Costruita sulla piattaforma Microsoft Azure, Peekabeat riesce a riconoscere lo stato d’animo dell’utente e a consigliare ad esso la playlist più adatta in quel preciso istante.

Dietro al progetto firmato AQuest c’è un forte apporto tecnologico: l’app infatti sfrutta il sistema di codifica delle espressioni facciali (FACS) per riconoscere le emozioni istantanee dell’utente, interagendo con il servizio di streaming Spotify per fornire all’utente brani musicali che si adattano al suo mood.

Peekabeat non è solo un’app: il servizio può essere utilizzato anche via desktop dal sito PEEKABEAT; sia l’applicazione che la funzionalità web utilizzano tecnologie Microsoft (Azure Web App, Azure Cognitive Services, Emotion API).
Ecco come funziona l’app: il sistema invita l’utente a scattarsi un selfie o a caricare una foto dalla galleria dello smartphone; ugualmente, se utilizzato da desktop, si può abilitare la webcam oppure fare un upload manuale. Mentre la versione web genera una preview musicale di 30 secondi, l’app mobile suggerisce una playlist completa, dando comunque la possibilità all’utente di variare la selezione sulla base di sette differenti stati d’animo. L’app permette inoltre di condividere sui principali social network l’azione effettuata.

Peekabeat è già disponibile per Apple e attualmente in sviluppo per altri marketplace, incluso quello di Microsoft.

Detto ciò ogni si potrebbe fare una teoria della classificazione simile alla teoria del campionamento cioè:

“il campionamento è di alta qualità se in un lasso di tempo avremo più campioni di riferimento” stessa cosa “la classificazione è di alta qualità se vi sono più campioni della valutazione (più oggettiva possibile) di riferimento”

Le classificazioni a volte sono anche motivo di discussione sopratutto per un punto di vista soggettivo. Immaginate quando avete discusso di un gruppo musicale dicendo che faceva quel genere di musica mentre il vostro amico ne attribuiva un’altro genere.

Altre classificazioni non possono essere discusse tipo quella per data o luogo. La classificazione per luogo porta con se anche aspetti che fanno riferimento alla storia musicale, ambientale, sociale, ecc.

Concludendo le classificazioni musicali, sono a mio parere una risorsa positiva, se utilizzate per un ascolto più variegato possibile, ma potrebbero essere anche una risorsa negativa se utilizzate da case discografiche o provider di playlist per rifilarci solo certe musiche preconfezionate.

BUON FERRAGOSTO

Un pensiero su “Classificazioni Musicali

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