Passeggiata di fine estate

Da tempo volevo scrivere di quella passeggiata in spiaggia a Jesolo, in quei giorni di inizio settembre.
Ero solo e pensieroso in direzione di una luce … Quale luce? Quella del faro ancora spenta o quella del sole che stava tramontando?

Quale guida o quale esempio di vita seguire? Domande che al tramonto dei trenta ancora mi pongo. A mio parere non vi è una risposta unica o definitiva e non mi fido di chi è così convinto di una risposta certa.
Inizio a camminare e vedo sulla spiaggia molti di quei castelli di sabbia che con il passare del tempo diverrano sempre più piatti fino a scomparire.
Guardo l’orizzonte e mi viene in mente come la vita può essere la scelta di uno o molti di quei pontili, si perchè una persona può esser fortunata e trova un bel pontile in cemento armato, solido, con piastrelle antiscivolo e arriva fino in fondo senza problemi.

Ma la maggior parte dei pontili che ho trovato sulla spiaggia erano di legno con il rischio di schegge o di scivolare per colpa della sabbia e dell’acqua. Magari succede che si rompe una tavola di legno e per fortuna hai vicino a te, qualcuno che ti aiuta a non inciampare o a sistemarla.

Alla fine del pontile poi ci si può fermare soli o accompagnati ad ammirare il tramonto. L’importante è che il mare sia calmo altrimenti se è burrascoso non si riesce a godersi ne il panorama ne il divenire della sera.

Sulla spiaggia ho visto diversi pontili, ed una persona può decidere se percorrere tutto il pontile o tornare indietro a metà strada mentre potrebbe anche arrivare fino in fondo e buttarsi con il rischio di trovarsi in mezzo alle meduse…

L’importante è saper nuotare anche in mezzo agli squali…

Se si torna indietro bisogna ripassare dalla spiaggia e non sai se l’altro pontile è migliore o peggiore fin quando non ci sali e lo percorri.

Se penso alle ultime settimane o agli ultimi mesi direi che sulla mia spiaggia ho dovuto fare una manutenzione straordinaria, da altri pontili mi son tuffato (con e senza altre persone condividendo piacevoli esperienze) ed ora ho intrapreso un nuovo pontile che devo ancora scoprire come è fatto.

Alla fine della passeggiata arrivo davanti al faro ancora spento e il sole che ormai sta sparendo. Mi rendo conto che quasi ho quarant’anni e guardando indietro vedo tutti quei pontili e penso: ai diversi punti di vista, alle scelte giuste e alle scelte sbagliate, alle relazioni d’affetto, alle relazioni amicali, alle relazioni professionali, alle volte che ho saputo ascoltare e alle volte che ho fatto di testa mia, alla costanza e alla incostanza, alla perseveranza e al caso fortuito.

Tutto questo pensiero o divagare filosofico non è casuale, fa parte di rielaborazioni mentali, esperienze vissute e di quelle scelte difficili e sofferte che a volte bisogna fare, per rischiare e per non rimanere con il rimorso di non averci provato.

Settimana scorsa sono stato ad un convegno, che parlava di disagio adolescenziale, ed esserci stato come professionista (insegnante di sostegno/psicomotricista/musicoterapista) mi ha permesso anche di dare uno sguardo compiaciuto, a come ho affrontato il mio passato, comprendendo gli insuccessi scolastici, le difficoltà (ancora oggi sono disgrafico) gli scontri famigliari, i lutti e la solitudine.

Oggi unisco i puntini (come nel discorso di Steve Jobs) di come tutte le mie esperienze mi hanno permesso di divenire quello che sono.

Credo che in ogni tipo di relazione (amicale, d’affetto, professionale …) vi sono 3 punti essenziali che se seguiti con parsimonia portano a risultati di completezza e felicità (questo vale per me e per la mia scala di valori personali … per altri può esser diverso). Eccoli:

  • Passione verso una persona o verso ciò che fai (con competenza e professionalità).
  • Rispetto della persona (dei suoi spazi e dei suoi tempi), dell’ambiente in cui vivi o lavori, delle cose (tue e degli altri).
  • Sincerità verso gli altri e verso te stesso.